MISTER B.

Oggi in Duomo a Milano si è tenuto il funerale di Berlusconi.
Posso quindi pubblicare il mio scritto senza che nessuno possa alzare il sopracciglio per manifestare disapprovazione sul tempismo.

Berlusconi è ormai storia, la storia d’Italia degli ultimi trent’anni.

Non ho mai fatto mistero della mia distanza dal Cavaliere e da ciò che ha rappresentato,eppure non ho gioito della sua morte, perché non traggo godimento dalla dipartita di qualcuno, anche quando il mio modo di pensare è all’opposto.
La morte merita rispetto.

Però, adesso che la litania dei necrologi si è esaurita, sento di poter esprimere liberamente il mio pensiero.

Mi fa sempre specie constatare quanto sia breve la memoria delle persone; eppure io ricordo molto bene – e dovrebbero farlo tutti – che il Cavaliere è stato condannato in via definitiva a quattro anni di carcere per il processo Mediaset: i reati accertati erano falso in bilancio e appropriazione indebita.

Altri processi hanno ottenuto sentenze di non luogo a procedere, grazie ad amnistie o a leggi ad personam.

Bastasse solo questo, credo che il lutto nazionale sia stata un’iniziativa del governo del tutto fuori luogo; lo Stato ha il dovere di attribuire gli alti riconoscimenti esclusivamente a cittadini con una storia personale priva di ombre e non a personaggi così divisivi per il Paese.

Con B. si è prodotto il Berlusconismo che, come ha ben detto Dacia Maraini,
“è la più grande catastrofe culturale del nostro tempo… subdolo e sotterraneo, ha introdotto la cultura di mercato, quella in cui tutto si compra e si vende, dai senatori alle minorenni”.

Il Berlusconismo è l’attuazione del “Pensiero-Alibi”: con la ricchezza si ottiene il potere, senza doversi preoccupare del come conseguire entrambi, perché ogni mezzo è accettabile.

E’ un gioco al ribasso che suggella sia la menzogna che la furbizia come strada maestra, dove il protagonista promette “Un milione di posti di lavoro” o sottoscrive “il patto con gli italiani”, trasmettendo un’empatia finalizzata al convincimento delle masse, atta a costruire una dinamica di identificazione del popolo con il leader.

Non importa che ogni promessa sarà disattesa, perché ciò che interessa a B. è il potere economico per favorire le proprie aziende.
E’ il sogno americano in salsa tricolore di un imbonitore che ce l’ha fatta.

Come non ricordare le interviste e le tribune politiche dove B. ha attuato la strategia della reiterazione di uno slogan fino a farlo diventare verità?
Un modus operandi poi adottato anche da altre forze politiche, ma il primato resta suo.

Potrei citare numerosi esempi, ma ne basta solo uno su tutti: i reati (o presunti tali) si trasformano in “persecuzione della Magistratura”.

Non ha importanza che siano fatti da indagare, accertare e, possibilmente, da giudicare; rimane una vessazione e basta.

Se si è l’editore di tre reti televisive nazionali e private, si ha in più un megafono potentissimo, capace di influenzare l’opinione pubblica, soprattutto se, in qualità di Presidente del Consiglio, si alienano le voci discordanti, magari attraverso un “editto bulgaro”.

Certo, anche l’opposizione ha fatto seri danni e grossolani errori, come, in primis, rinunciare alla modifica delle leggi ad personam una volta arrivata al governo.
La disgregazione della sinistra comincia da lì.

Vorrei ricordare anche le gaffe di B., il suo modo bizzarro di partecipare a summit e vertici internazionali, con quel comportamento “simpatico e quasi amicale”, che divertiva una parte del pubblico italiano, ma che lo screditava nell’opinione pubblica straniera.

Impossibile trascurare inoltre la presunta “rivoluzione liberale” del Cavaliere, mai prodotta e mai veramente perseguita… solo parole al vento.

Ci sarebbero ancora tanti lati oscuri da esplorare, ma trent’anni sono troppi per essere contenuti in un articolo, già ormai troppo lungo.

Come molti in questi giorni hanno già detto, B. verrà giudicato dalla Storia. Questo è sicuramente vero, come è vero che B. ha goduto di fama, ricchezza e potere: tutte cose che ha dovuto lasciare andare, temo con disappunto.

Infine vorrei manifestare un’ultima domanda, che spesso mi sono posta:
cosa ne pensano veramente le figlie femmine delle famose cene eleganti?

A questa domanda, temo, non riceverò mai risposta.

Informazioni su ottobiscotto

Nasco a Milano, città in cui vivo. Ho la presunzione di essere simpatica, lasciandomi anche la libertà di non esserlo. Quando ho qualcosa da dire la scrivo, ma non sempre. Mi piace fotografare la vita con le immagini e con le parole. Dipingo acquarelli.
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