PALMINA

Cara Mamma,

questa mattina, all’alba, mi sono svegliata da un sonno irrequieto, forse perché ti stavo sognando.

A quel punto ne ho approfittato per andare in bagno, che alla mia età, al posto del pensiero debole, vince la debolezza della vescica.

Tornata a dormire ho ripreso il sogno, come non mi capita mai quando lo vorrei fortemente, e invece…

Sì, perché il sogno non era propriamente uno di quelli che non vorresti mai abbandonare: eri tu adesso, attraversata dall’inconsapevolezza senile, che confonde tempi, luoghi e persone.

Al mio risveglio definitivo sono inevitabilmente stata rapita dalla routine mattutina, ma il riverbero del sogno ha continuato a vibrare.

Ho pensato all’attuale impossibilità di chiamarti per un saluto al volo o, più prosaicamente, per chiederti un consiglio domestico o culinario.

Oppure, al contrario, di quando mi telefonavi Tu per chiedermi un parere su qualcosa di importante, perché da quando sono adulta hai sempre tenuto conto del mio parere.

Ti ho pensata nella tua vita “di prima”, a quanto ti fossi emancipata a partire dalla scomparsa di Papà: quell’evento, invece di annichilirti, ti diede uno slancio di indipendenza che non avevi mai sperimentato, e forse non pensavi neppure di possedere.

Come il timore di viaggiare e di villeggiare da sola; e quanto ho insistito perché lo facessi comunque, convincendoti che, se non fossi stata in grado di reggere la solitudine, avresti sempre avuto la possibilità di tornare a casa.

Quando invece realizzasti di esserne in grado, ne fui davvero felice, proprio come te.

Mi è riaffiorato il ricordo non solo delle tue camicette a fiori, ma anche delle maglie dai colori squillanti, e alla chioma sempre fresca di parrucchiere: ti piaceva sentirti in ordine e ne facevi un punto di orgoglio. 

Oggi di quell’attenzione rimane una flebile traccia nelle collane vinte al bingo organizzato dalla Rsa in cui risiedi, e non sai quanto questo pensiero mi rattristi.

Mi commuove il ricordo della tua generosità, rimasta intatta e che ancora esprimi quando, con insistenza, vuoi regalarmi i biscotti della tua merenda durante le mie visite.

 Poi certo, rammento anche di quanto potessi diventare una terribile rompiscatole o, peggio, quando ti inventavi dei panegirici assurdi per portarmi esattamente dove volevi che andassi, con una maestria manipolatoria che ho compreso tardi.

Ho detestato questa tua peculiarità: la tua abilità nel condizionare la realtà, pur essendo un difetto esecrabile, ora si rivela un vantaggio; in qualche modo, riesci ancora a dare giustificazioni plausibili a tesi improbabili, trovando un canale per aggirare le lacune mnemoniche. 

Cara Mamma, anche se il tempo tende a cancellare le sgradevolezze, per carattere sai bene che non imbelletto mai la realtà per barattarla con illusorie verità, e non sono disposta a farlo con nessuno, neppure per te.

In ogni caso sei sempre la mia cara Mamma e, per quanto mi sarà possibile, farò del mio meglio per starti vicino e proteggerti.

Ti vorrò bene per sempre.

C.


Informazioni su ottobiscotto

Nasco a Milano, città in cui vivo. Ho la presunzione di essere simpatica, lasciandomi anche la libertà di non esserlo. Quando ho qualcosa da dire la scrivo, ma non sempre. Mi piace fotografare la vita con le immagini e con le parole. Dipingo acquarelli.
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2 risposte a PALMINA

  1. Annie McOld ha detto:

    Otto… che carezza questo testo! Suggerisco un racconto lungo su questa relazione Catia – Palmina…lo divorerei! Anche la mia mamma si chiama Palmina ❤️.

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