SANREMO

sanremo2014

 

Una delle poche certezze che si hanno nella vita è che – cascasse il mondo –
Sanremo arriva puntuale peggio di una cambiale in scadenza.
Possono cambiare o decadere i Presidenti del Consiglio,
l’economia globale può andare a carte quarantotto,
può verificarsi qualsiasi altro disastro,
ma Sanremo ci sarà, sempre.

Anche quest’anno ci stiamo apprestando alla maratona canora
alla quale non farò da spettatrice,
come ormai da qualche anno,
e non per un atteggiamento snobistico,
ma perché trovo Sanremo una trasmissione tediosa e prolissa.
Quattro ore di trasmissione per quattro serate consecutive potrebbero tramortire chiunque.

A rafforzare questa mia convinzione, e in più mi infastidisce,
è che la musica è semplicemente il contorno,
mentre al contrario dovrebbe essere la protagonista assoluta.

La quasi totalità dei partecipanti alla gara sono spesso cantanti in apnea,
che necessitano di un rilancio per poter affermare la loro popolarità nel panorama della musica italiana;
sarà colpa della gara o forse del sapore un po’ ammuffito e nazional-popolare,
fatto sta che i veri Big della musica nostrana disertano Sanremo come la peste.

Quest’anno il tema del Festival è “la bellezza” (l’avranno mutuata da Paolo Sorrentino?).
Fazio e Litizzetto daranno risalto a ciò che di bello esiste
con le trite smielate retoriche,
senza rendersi conto che invece il Festival bello non lo è.
La conduzione di Fazio, alla sua quarta volta, non riserva più sorprese:
l’assetto della gara concepito dal suo staff è un copione che si ripete.

Al contrario le polemiche sono ciò che più alimenta l’interesse alla kermesse e,
come ogni anno,
anche in questa edizione non stanno mancando.
La diatriba che si sta consumando in questi giorni è tra i Papaboys e Rufus Wainwright:
i primi contestano la partecipazione del cantante,
che con la sua canzone “Gay Messiah” ha innescato una polemica che sembra non avere fine.
Non entro nel merito, se la sbrighino tra loro.

Come se non bastasse,
i rumors che circolano darebbero Beppe Grillo presente quale spettatore nel Teatro Ariston.
Non si capisce se la notizia sia fasulla,
ma al comico non può sfuggire un’occasione così ghiotta per far parlare di sé.

Sanremo è sempre stato lo specchio di ciò che succede nella società e,
a quanto pare, anche quest’anno sarà così.
Cambia il costume e così cambia il Festival.

Anni fa con degli amici si organizzava un gruppo di ascolto per la serata finale,
con previsioni e votazioni, decretando alla fine il nostro vincitore.
Era un modo per passare un bel sabato sera,
ma anche quei tempi sono andati.

Il ricordo legato a Sanremo a cui sono più affezionata è
il dopo-Festival di Elio e le Storie Tese.
Resistevo fino all’ultimo per poterlo guardare,
perché era veramente divertente.
Ironico e irriverente – ma mai offensivo –
Elio e il suo gruppo prendevano in giro i cantanti,
rivisitando le canzoni come solo loro sanno fare.

Poi anche il dopo-Festival è stato abolito;
adesso credo andrà in onda in streaming sul sito Rai,
ma non sarà mai la stessa cosa.

In questo nostro strano e bellissimo Paese tutto cambia per rimanere uguale:
un gattopardo che si morde la coda,
perché “Sanremo è Sanremo”.

Informazioni su ottobiscotto

Nasco a Milano, città in cui vivo. Ho la presunzione di essere simpatica, lasciandomi anche la libertà di non esserlo. Quando ho qualcosa da dire la scrivo, ma non sempre. Mi piace fotografare la vita con le immagini e con le parole. Dipingo acquarelli.
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